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Proliferazioni di Karin Cavalieri Annamaria Targher presenta una serie di tele, Flowers, rivolte allo stesso soggetto: le ninfee. Avviata nel 2010, questa produzione annovera ben ventiquattro pezzi che interpretano le variazioni cromatiche su un unico motivo. Nelle prime fasi la ninfea è integrata nel contesto, l'acqua che la sospende e la avvolge o travolge, da Ninfee VII (il numero romano assegnato dall'artista alle sue opere indica le fasi della loro gestazione) trasmuta e acquista importanza rispetto al luogo, destinato perciò a divenire puro sfondo cromatico, mero interagente col soggetto. « La pittura ne ha tratto una forza e una luminosità straordinarie. Inconsciamente però, anche l'oggetto in quanto elemento indispensabile del quadro ne fu screditato. […] Mi chiesi… perché un pittore non potrebbe andare oltre Monet e dipingere liberamente, senza vincolo alcuno da parte dell'oggetto? » (Vasily Kandinsky) Mentre l'artista francese dissolve soggetti e tridimensionalità, giungendo ad esiti sempre più materici e gestuali – a tal punto che alcuni storici desumono uno stile informal ante litteram in alcuni suoi brani di paesaggio - Annamaria Targher dona spessore alle apparenze, introducendo da Ninfee VII in poi l'elemento semantico della sgocciolatura. Con la tela sistemata su pannello fisso verticale attende e veicola, tramite cancellature, il corso della goccia che entra ed esce dai fiori, ritmando e riempiendo lo spazio stratiforme delle ninfee. La sgocciolatura fluente dall'alto verso il basso non taglia le ninfee, ma dona loro un habitat gestuale. Tali interventi, come nelle tele di Emilio Vedova, sono tutt'altro che destinati alla sola casualità. La sgocciolatura emancipa il colore dalla ricostruzione della realtà; così liberato, esso acquista una forte identità semantica e volumetrica e supera il suo destino bidimensionale sulla superficie della tela. Nel processo creativo delle Ninfee A.T. rivela un approccio dicotomico che culmina proprio nella colatura: qualcosa sfugge dai suoi intenti e qualcosa governa. La stessa afferma a tal proposito: «questa lotta con la colatura che mi piaceva per la sua libertà ma che volevo anche poter gestire, mi ha letteralmente sconvolto. […] Il fermare la colata è come la rimozione di un episodio che turba per le sue semplicità e naturalezza: la pulizia della tela dalla colata è come indotta da un senso di colpa per qualcosa che si ama ma che ancora mi sfugge». Le ninfee paiono allora una fragile e preziosa barriera che a volte fuorvia, a volte concede affascinanti e intricati universi interiori. Karin Cavalieri
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